Sono a Bahia. Piove a dirotto. Prigioniera dell´internet point. E´mezzanotte e tra poco chiudera´, mi tocchera´ correre a perdifiato tra i vicoli, liquida liquida. Ho visto e pensato e sentito talmente tante cose, in questi giorni, che pensavo di non farcela, a scrivere. E invece eccomi qui, con l´olio di palma che mi brucia le viscere …

Oggi ho conosciuto una bellissima ragazza, Alice. Stessa storia di ogni luogo: un marito, una figlia, lui che viaggia e fa carriera, mentre lei ribolle nel non far nulla, nel dolce esser madre, vincolata in una citta´ che non e´ piu´la sua, e non le permette di essere, creare cio´ che vuole. Nel frattempo organizza un evento in un fortino circolare in mezzo al mare, una mista di candomble´, musica elettronica e sonorita´africane.

Mi ha portata in una fiera, il mercato di Sao Joaquim, incredibile labirinto dedicato agli orixas: ogni tipo di erba, oggetto di culto, maschere, nonche´galli, galline, vacche e vari animali da sacrificio, oltre a quelli gia´sgozzati appesi ai lati dei bancali. Rideva guardando il mio viso, che cercavo di mantenere inespressivo, e invece parlava e la diceva lunga rispetto al mio ritegno. Mi hanno invitata a fare foto. Come: e´possibile fare fotografie qui? Si, non vige la paranoia del medioattivista, anzi la gente si mette in posa se tiri fuori la macchina fotografica. Mi pareva impossibile, hanno dovuto insistere. Ho fatto solo qualche scatto, pudica. Sai, mi dice, ci sono pochi animali oggi: e´venuta la polizia, hanno sequestrato tutto due giorni fa´.

Questa religione mi affascina e mi ricorda la religiosita´dell´antica Grecia, gli Dei del Pantheon. C´e´un lago a Salvador dove sbucano dall´acqua le statue di queste divinita´, bellissime e paurose. La mia testolina mi porta a connettere informazioni disparate, e mi chiedo se sia possibile paragonare taranta e yoruba, e qual e´ il punto di fuga di tale prospettiva… Sempre di trance si tratta. Al mercato ad un certo punto un uomo si alza e mi insegue, poi grida, in una lingua gergale afro-portoghese: “non avvicinarti alla gente in furia, TU”.

Per gente in furia  si intende posseduti. Io non capisco, la mia amica traduce. Nonostante la tribalita´, una sorta di gentilezza pervade lo spazio, che e´comunque completamente loco! Parliamo in spagnolo, Alice ed io.

Forse e´il momento di telare. Mi ha regalato degli incensi che portan pace e amore. Li prendo, non si sa mai. Sulla confezione l´immagine di due sposi….

Si corre via, verso il Mam, Museo di arte moderna, dopo un passaggio in mare. SMETAK… Un genio, maestro dei maestri.

Ho fotografato le sue opere, nel frattempo consiglio ad ogni appassionato di musica di farsi una ´pesquisa´ su di lui!

La giornata non finisce li´. Io corro come se avessi un appuntamento. Raggiungo un teatro dove la rappresentazione e´ annullata causa maltempo. Ottimo.

Decido di andare a cercare la scuola di mestre Pastinha, che e´indicata dalle guide turistiche, anche se io ho in mente non esista piu´. Giro un po´nel Pelurinho. Entro in una scuola di Angola, mi accolgono molto gentilmente: la scuola che cerchi e´chiusa, ma qui insegna Curio´, allievo di Pastinha… Stiamo per iniziare la roda settimanale, la ragazza decide di presentarmi al maestro, dall´aria antica. Gli stringo la mano e mi viene spontaneo chiamarmi `Finina´, effettivamente mio nome, e adatto al contesto. Mi invitano a restare. Scatta una preparazione religiosa molto seria di cui parecchi particolari mi sfuggono, finche’ vengo inondata da una nube di bianco incenso. Il maestro invoca gli Orixas, poi inizia una roda che dura un paio d´ore, intense.

Finisco ballando una samba, e il mestre mi stringe la mano, chiedendomi di tornare domani, e quasi mi bacia.

Detto questo il bar e´chiuso, siamo rimasti io e il proprietario che conta i soldi. Spero mi lasci uscire, e che  io arrivi a casa sana e non troppo bagnata, indossando il fibrillo della giornata.