Le streghe di un tempo non ci sono piu’. Le hanno finite mettendo un cartello nei dintorni di Napoli: "Pronunciare Strega", mi pare. Io torno in Italia, sono nei dintorni di qualche posto che potrebbe essere Milano o Bologna e incontro M., e B. e la sua amica, che dipingono in giro loro stesse vestite da fata. Io un po’ le ricordo ma nella realta’ non so. All’inizio siamo in una specie di scuola tutta spaccata, le ragazze raccontano che fanno il liceo classico ma le maestre di lettere non fanno nulla con passione. La scuola e’ un po’ diroccata o tempestata dalle bombe, non si sa. Iniziamo a camminare, siamo quattro o cinque, e usciamo.
C’e’ una specie di festa all’aperto e tanta terra e’ stata girata e rigirata. La gente sembra turbata, ma non tanto piu’ del solito. Parliamo e ci sediamo su un gradino. Siamo (tipo) nel cortile interno dietro casa di mamma e papa’. M. racconta, io gli dico che capisco bene che uno a lungo andare si rompe le palle di montare e gli suggerisco di darsi alla programmazione.
La gente era tutta dimessa, quasi un po’ come si comporterebbe (credo) se ci fosse la guerra. Vado in bagno e devo salire a lungo e scalare e passare attraverso ripidi e stretti viotti in terra per raggiungere degli specie di bacini. Tutto un po’ assurdo ma la gente si comporta come fosse normale. M. mi mostra il suo computer, pare un Game-Boy ma piu’ grosso, dice "si non e’ molto potente ma la scheda madre e’ equilibrata". Mi mostra un fumetto. Parte dalla seconda puntata. Lo guardo e inizio a leggere. Poi chiedo: "Ma la prima puntata?" Ripasso i fumetti, ce li passiamo tra noi per vedere se la prima puntata c’e’. Scompare anche la seconda. Varie cose continuano a scomparire e ne appaiono altre.
Torno a casa. Ubino davanti al cancello sembra quanto mai stupito e rincoglionito. Ci sono i miei. Io e Ubi ci abbracciamo.
This is the transcription of an hand written dream i had during a trip to Bosnia Herzegovina on July 2004. The text has not been edited.
If you want to know more, read my diary from those days!