On Thursday March 25th  I am invited to present my art work at Brera Fine Art Academy in Milan: h 14:00 – 16:00, Aula Magna (Napoleonica). FOCUS is a trans-disciplinary series of lecture and this years’ theme is ‘Dispositivi e affetti’.

"Crediamo di vivere in un epoca dove le peculiarità della nostra natura
umana indefinita, precaria, disorientata, flessibile si sono
storicizzate e complicate perché messe al servizio del capitalismo
cognitivo. Qualità che hanno un pregio nella loro inutilità sono
diventate strumento di produzione di merci linguistiche. Per affrontare la complessità da cui siamo attraversati abbiamo scelto
una posizione di nomadismo: molte personalità rappresentative di
eterogenei campi del sapere saranno chiamate a discutere in particolare
il processo di mutazione che ha investito il nostro sistema cognitivo,
le nostre relazioni e i rapporti di lavoro. Se possibile vorremmo
guadagnare attraverso questa mappatura, la possibilità di divenire più
consapevoli e di appropriarci quindi della nostra potenza di agire."

Read the abstract of the presentation [English below]:

Il mondo come villaggio globale offre agli individui una piu’ vasta
possibilita’ di scelta rispetto al passato: le persone possono decidere
la propria professione, il luogo di residenza, il genere sessuale; al
tempo stesso multinazionali e supermercati forniscono i medesimi
prodotti in ogni parte del mondo, omogeneizzando la realta’ e tentando
di mettere in ombra stagioni e produzioni locali. Questa conclamata
varieta’ – quella delle molteplici alternative – e’ in realta’
illusoria: la schiavitu’ e’ tuttora presente, anche se in forma di
mercificazione. Percorsi e opzioni appaiono come pre-descritti, mentre
le preferenze delle persone, a partire dal dominio digitale, stanno
diventando un nuovo genere di consumo. In seguito a tale riflessione
alcune domande sorgono spontanee: la mancanza di volonta’ non e’ forse
una delle conseguenze della globalizzazione? Puo’ questa essere
considerata, in un certo senso, come un disagio specifico dei territori
post-industriali urbani e civilizzati? Se l’atto di evitare le
decisioni e’ un modo per boicottare se stessi ed il sistema, reagendo
all’instabilita’ e rifiutando ogni responsabilita’ sul corso della vita,
allora la liberta’ odierna e’ solo apparente e predeterminata.


Sebbene la societa’ contemporanea offra agli individui questa vasta
gamma di possibilita’, tuttavia stato sociale e vita sostenibile non
sono garantiti ai cittadini. Quando la precarieta’ diventa un’arma
puntata contro le masse, l’instabilita’ si rivela efficace nel piegare
la popolazione e spremere i diritti civili. Nel momento in cui i bisogni
di base diventano un lusso, e il tempo e’ in saldo, la guerra non e’
altro che uno stato invisibile e permanente. Il movimento continuo,
l’accelerazione e le comunicazioni veloci stanno modificando la naturale
percezione di spazio e tempo, aumentando il senso di disorientamento e
preparando il terreno per l’enigma delle multiple possibilita’. La
domanda: "E adesso (che puo’ succedere)?" inizia a reiterare in un
circolo vizioso. Dato che l’ambiente e’ slegato dagli individui,
l’istinto puo’ incepparsi. La persona, incapace di esercitare la propria
volonta’, esplode in una crisi: la risposta e’ una legittima fuga, e
l’ubiquita’ diventa un nascondiglio.

Uncertainty’s Antidote

The global world is offering individuals the possibility to
choose between a broader variety than in the past. People can decide
their occupation, their residence, their gender; multinationals and
supermarkets are providing the same products all over the world,
homogenising reality and trying to shadow seasons and local productions.
This claimed variety, the big choice, the wares diversity, is somewhat
apparent. Slavery is still present, but in a different, merchandised
form. Routes and options appear to be almost pre-described, while
people’s preferences, starting from the digital domain, are becoming a
new form of goods. This reflection generates the following questions: is
the lack of will a possible reaction to globalisation? Can it be
considered, in this sense, a specific disease of post-industrial
civilised urban territories? If avoiding decision making is a way to
boycott the system and the self, reacting to instability and refusing
any responsibility from the flow of life, is contemporary freeness only
apparent and predetermined?

While contemporary society offers individuals this wide variety
of possibilities, still social security and sustainability are not
granted to citizens. Precariousness becomes a weapon against masses,
whereas instability is an instrument to manipulate populations and
squeeze human rights. When basic needs are luxury, and time is on sale,
war is a permanent and invisible state. Continuous movement,
acceleration and fast communications are modifying natural perceptions
of space and time, increasing disorientation and preparing the ground
for the multiple possibilities enigma: the question "What will happen?"
is iterating and loops endlessly. Since the environment is unlaced from
individuals, instinct can stop functioning. The person, incapable of any
will, crashes into a crisis. The answer is a legitimate escape, and
ubiquity becomes a decoy.