A volte la sensazione di aver perso una parentesi prende il sopravvento.

Che sia noia, o paranoia, poco cambia. Entro un loop, tutto continua a girare. Si puo’ sopravvivere girando. Si puo’ sopravvivere con il solo movimento, non e’ necessario l’accumulo. Anche la testa gira. Prosegue all’infinito:

for (;;)

Mi sorprendo spesso a pensare che le ‘cose’, alcune cose – fatti – persone – situazioni, possano durare all’infinito. Mi guardo intorno, e riconosco e discerno l’instabilita’ insita nelle costellazioni e ambienti che mi circondano. Cerco qualcosa di consistente. Decido di studiare il linguaggio C, perche’ ha una storia di circa 30 anni, come me. Saremo consistenti assieme? Chissa’. Qualcuno lo paragona al greco, questione di classicismo, antichita’. Io sussumo righe di codice convinta di poterle applicare alla realta’. E’ ovvio, deve per forza funzionare. Nel greco antico la costruzione logica della frase si basa spesso sul ‘men’ … ‘de’, ovvero ‘da una parte’….’dall’altra’, il che non e’ proprio un se/allora, quanto piuttosto un discorso di possibilita’ concomitanti, diverse sfaccettature, prospettive e angolazioni. Contemporaneita’. La programmazione e’ processuale, tenta di prevedere ogni possibilita’, ma l’esecuzione comporta una scelta esclusiva. Ogni programma ha un inizio, un risultato, ed una fine. La continuita’ e’ un ciclo, dal quale e’ possibile uscire, con un semplice, ma chiaro:

break;

Per imparare e’ necessario mettersi in gioco, concedere a se’ stessi la possibilita’ di cambiare, compiere un viaggio esplorativo in un contesto anche statico.

Ogni nuova disciplina, o nozione, contiene all’interno un piccolo Graal, ambito e nascosto. Il Graal e’ quella porzione di conoscenza dal pattern universale, traducibile in infiniti contesti.

Si torna all’infinito. 

Il Chequepoint e’ finalmente, nuovamente, online. Tralascio le peripezie, gli incantesimi ed i sotterfugi. Gioisco. Mi inchino di fronte all’hacker dei telefoni che quest’oggi e’ venuto a trovarmi in tenuta da sommossa. Ripenso con volutta’ al quadro di comando, alle 45 possibilita’, ai due cavi del telefono che il principe della telefonia muoveva sotto i miei occhi colmi di ammirazione. Ho un debole per gli hackers, mi eccitano. Non posso farci nulla, e’ cosi’, e li riconosco ad occhi chiusi.

"Non dire nulla…

…my heart is almost exploding!"

"Chiamami quando vuoi…" 

Ci puoi contare caro, certe cose io non le dimentico. Imparo, condivido, e ripongo il mio maestro nel cuore, per sempre. Sempre??

Ahi, ahi… "Xname, be quite!"

Una illuminazione mi e’ giunta da un uomo-voce-umana, a fatica raggiunto dopo ore di pseudo colloquio con una voce registrata, dalla compagnia internet-provider-dell-olanda (eravamo-fichi-ma-abbiamo-fatto-i-soldi-ora-tu-paghi-e-suchi // chi capisce a chi mi riferisco vince un premio). Dico: "Ah grazie, quante belle cose mi date, ma quanto durano? Dico, ok, se l’abbonamento finisce, posso continuare ad utilizzare, chesso’, le mail, oppure…"

L’uomo diventa quasi robotico, come i suoi colleghi fatti di pitch.

"Tutto dura finche’ uno paga."

Mi scuso, umiliata dalla mia ingenuita’. La butto sul personale "Tendo a credere ci siano… mmm, tendo a credere esista l’eterno, almeno nel servizio mail…" Per non parlare di altre cosette altrettanto, o piu’, delicate… Cerco di fargli capire al volo che ho avuto qualche trauma da bambina, dunque ho in testa idee bizzarre, che girano spesso in loop.

Incasso, e porto a casa. Faccio un respiro profondo, mi sento, improvvisamente, osservata.  Sono, tra ‘parentesi’, al lavoro, in un laboratorio di arte e informatica (?!).

La lezione e’ semplice, e la ripasso pedalando verso casa: l’infinito esiste, c’e’, ma costa, costa molto, e lo paghi caro tutta la vita.