Ed eccoci tornati in Olanda, Ubik ed io. Un viaggio a fari spenti nella notte attraverso l’Europa ghiaggiata, la pioggia la neve e la mia collezione di bestemmie. Ci siamo persi in Francia, in mezzo a crepes e pezzi di stronzo. Ne siamo usciti, per arrivare a Kanne, la nostra ghiacciata nuova casa in campagna!

Non scendo in dettaglio nella scelta, le ragioni  e le emozioni contrastanti che questo mi provoca. Dalla disperazione nera si passa alla gioia infinita nel guardare minuscoli uccellini uscire da un buco nel tetto, e, osservandoli in silenzio, scoprire che vi e’ un altra vita, sotto, sotto la superficie sulla quale viviamo. Il cielo del Limburg, poi, merita un capitolo… Zuid Limburg, che e’ Belgio, pochi metri dopo il confine con il Sud dell’Olanda. E’ interessante vivere al bordo, attraversando i confini a piedi ogni giorno, in quell’Europa che fu di Carlo Magno, e le Fiandre dai riflessi rosa, e il fiume davanti a casa, che borbotta in una lingua sconosciuta, e rigurgita parole amare, gargarismi di Lockness. Momenti di entusiasmo, momenti di sconforto… "xname va a vivere in Campagna?". E al calar del sole il freddo. Il cane comincia a tremare e mi guarda disperato: "Sei sicura questa sia la nostra nuova casa?" Pezzo di cuore, io mi scaldo col vino, ma tu? Corriamo via, il mondo attorno a noi e’ tutto giacciato. Saltiamo in macchina di nuovo, si va ad Amsterdam. Amsterdam.. il mio luogo di default. Io ad Amsterdam mi (dis-)oriento, zona liminale, citta’ a forma di amuleto, ziggurat d’Europa.

Questo viaggio e’ stato un trapasso, la mia vita in Belgio la descrivero’ poi, quando ci capiro’ qualcosa, o quando sara’ passata.

Ora mi concentro sulla memoria, e sul ‘passato di quando’, il tempo di Musocco, l’infanzia a Milano. Mi hanno messo allegria i Jerrinez, durante il viaggio, un CD poggiato li’ da tempo, gettato in borsa nella fretta e nel disgusto di non saper che musica ascoltare. I Jerrinez sono compagni di adolescenza, poeti in ciabatte cresciuti sull’asfalto, fiori di un deserto lontano, mentale. Parlo di una adolescenza alla fine degli anni ’80, nelle tenebre di musocco, fatta di nebbia, tombe sui marciapiedi, e sputi per terra e ribellione e vaffanculo che schifo non c’e’ niente. A Musocco le cose sono cambiate (ma non molto), la Torchiera, il nostro primo centro sociale, resiste gloriosa. L’oratorio, centro del potere, della pedofilia e della mediocrita’, e’ ora spalleggiato da ‘Cuore Nero’, la merda di Club di trogloditi che pestano i piedi e si rasano i capelli perche’ dai pori della testa gli escono filamenti di vomito, al posto della keratina. E questo odioso covo di mongoloidi e’ posto proprio dove un tempo, anni ed anni fa, qualcuno, coraggioso, provo’ ad aprire un negozio di dischi, nel quartiere dimenticato da Dio e dagli Uomini, il quartiere del Nulla. Duro’ poco, io ero ancora bambina e ci comprai ‘Le canzoni d’amore di Vasco Rossi’, cassetta della Emi, quelle arancioni, la comprai con la cresta del pane.

Non servi’ a molto… L’eroina, il sesso, il porno, la prostituzione, lo scambismo, questi sono buoni affari a Musocco. Armi forse anche, preti che scopano bambini, questo e’ materiale che tira a Musocco, ma come vuoi che sopravviva un negozio di dischi??

Battenti chiusi, e tanti anni dopo, cuore nero! Che tristezza.

Perdersi d’animo non serve, tuttavia, come suggeriscono i simpatici Jerrinez, i quali, come me, barcollano ma non si arrendono:

Se riesco a stare in piedi
Ai punti di sutura vinco
Sono in forma sta volta vinco
Me lo sento io me lo sento
Stringo i denti provo qualche scambio
Ce la farò
Ma sta bestia resta verticale
Giù al tappeto non ci vuol finire
È un animale
Forza lasciati colpire
Sono gonfio tutto TUMEFATTO
Io sto aspettando solo il gong
Sto’bastardo nei guantoni
C’ ha due mattoni
Ed invece non mi arrendo
Cado pure,m’alzo e mi riprendo
Io barcollo ma non mi arrendo….MAI

Strafottenti, commenti impertinenti
Lancinanti,
riducono in frammenti
A 4/4 dimentichi gli accenti
Svagati assenti
Sbiascicanti, patetici tormenti
Sconvenienti, colano imbarazzanti


Era arrivato
fino al mondo nostro
Lui curvo e chino
si aggirava come un mostro
Sbraitando
con la sua dentiera in mano
Rinfaccia
al poveraccio
la sconfitta
L’uomo senza più fiato,
ormai stremato
dal cellophane che assorbe l’energia
Risponde,
in un attimo di dignità estrema
“abituato a stare a galla
Non temo ciò, per tuo gran dispiacere
Chè da domani io sarò farfalla”.