Sarajevo

The following are hand written notes from July 2004, when i was travelling between Mostar and Sarajevo. I publish the original text, in italian.

Sarajevo e’ circondata dai monti. Per quattro anni e’ stata bombardata, senza acqua, elettricita’. Una strada porta a nord, una a sud, una ad est ed una ad ovest.
La biblioteca e’ distrutta.
Una sorta di ponte tra est ed ovest.
Ad est affondano le radici.
Come Alessandria, come Baghdad.
La negazione dell’origine, dei numeri, dei segni, di tutto.
Chi non ha passato vuole possedere la storia.
La cultura e’ un mistero.
La tecnologia appare come un miraggio, scissa dalla magia, figlia di una scienza che da sola non basta.
Cento bombe al minuto, il tempo di contare.
Le nazioni unite, il cibo e gli avanzi del Vietnam. 

Most significa ponte.

La citta’ e’ distrutta. All’una si sente il mojadin, o come si scrive, il canto musulmano, un lamento al posto delle squillanti campane. E’ poetico. La gente si da’ allo struscio. Vi e’ ancora voglia di festa, ed allegria.

Sarajevo e’ dignitosa, pulita, smagliante. Hanno distrutto il centro. Le famiglie sono un po’ smembrate. Ma unite. Il monte Ivan separa l’Erzegovina dalla Bosnia. Questo monte blocca il clima mediterraneo al di la’. Un tunnel di poco piu’ di seicento metri separa due regioni dal clima completamente diverso. L’Erzegovina e’ rocce, macchia mediterranea, montagne scoscese. La Bosnia e’ invece continentale, piu’ fredda, collinosa. Mitteleuropea. Siamo sui Balcani. E’ una piccola citta’, lunga e stretta.
La macina comune fronteggia il cimitero sullo collina.
La macina e’ una gigante costruzione in cemento grigio.
Il pane e’ buono, ora. 

If you want to know more, read my dream from those days! 

Che mi sia tolto il mio, patir non soglio

Volta il cavallo, e ne la selva folta
lo caccia per un aspro e stretto calle:
e spesso il viso smorto a dietro volta;
che le par che Rinaldo abbia alle spalle.
Fuggendo non avea fatto via molta,
che scontrò un eremita in una valle,
ch’avea lunga la barba a mezzo il petto,
devoto e venerabile d’aspetto.

Dagli anni e dal digiuno attenuato,
sopra un lento asinel se ne veniva;
e parea, più ch’alcun fosse mai stato,
di coscienza scrupolosa e schiva.
Come egli vide il viso delicato
de la donzella che sopra gli arriva,
debil quantunque e mal gagliarda fosse,
tutta per carità se gli commosse.

La donna al fraticel chiede la via
che la conduca ad un porto di mare,
perché levar di Francia si vorria,
per non udir Rinaldo nominare.

Il frate, che sapea negromanzia,
non cessa la donzella confortare
che presto la trarrà d’ogni periglio;
ed ad una sua tasca diè di piglio.

… 

La donna al traditore a piè d’un monte
tolse l’indegna vita a suo grande agio;
che d’altro aiuto quel non si provede,
che d’alti gridi e di chiamar mercede.

… 

Spesso di cor profondo ella sospira,
di pentimento e di dolor compunta,
ch’abbia in lei, più ch’amor, potuto l’ira.

– L’ira (dicea) m’ha dal mio amor disgiunta:
almen ci avessi io posta alcuna mira,
poi ch’avea pur la mala impresa assunta,
di saper ritornar donde io veniva;
che ben fui d’occhi e di memoria priva. –

Queste ed altre parole ella non tacque,
e molto più ne ragionò col core.
Il vento intanto di sospiri, e l’acque
di pianto facean pioggia di dolore.
Dopo una lunga aspettazion pur nacque
in oriente il disiato albore:
ed ella prese il suo destrier ch’intorno
giva pascendo, ed andò contra il giorno.

Sogni Opachi

U’altra notte di sogni opachi, tempo rallentato di un terzo, attese, abbandoni.

Se nn avessi mai sofferto di insonnia, mia compagna di infanzia, sarei una persona molto diversa. A volte provo ad immaginarmi, serena ed equilibrata, quell’altra io che non e’ mai nata, o e’ sbocciata senza fiorire.

Penso a tutti i libri che ho letto, alle mie esperienze oniriche, alla paura della noia durante la veglia… Penso al terrore silenzioso, ai luoghi immateriali in cui torno e continuo a tornare da anni, alla memoria che ho in dimensioni altre. Ricordo la donna in viola, le citta’ collage dal cielo blu elettrico, le montagne marroni e la ferrovia in mezzo al mare.

Ora vivo in cima ad un palazzo piuttosto antico, pieno di simboli e triangoli. Dalle finestre vedo i tetti che nessuno vede, strane cupole e torri, luoghi di culto non ufficiali, un’Amsterdam segreta e sommersa. 

Gli uccelli della citta’ si lavano, al mattino, di fronte al mio davanzale. Forse questo mi aiutera’ ad imparare a volare.

return 0;

A volte la sensazione di aver perso una parentesi prende il sopravvento.

Che sia noia, o paranoia, poco cambia. Entro un loop, tutto continua a girare. Si puo’ sopravvivere girando. Si puo’ sopravvivere con il solo movimento, non e’ necessario l’accumulo. Anche la testa gira. Prosegue all’infinito:

for (;;)

Mi sorprendo spesso a pensare che le ‘cose’, alcune cose – fatti – persone – situazioni, possano durare all’infinito. Mi guardo intorno, e riconosco e discerno l’instabilita’ insita nelle costellazioni e ambienti che mi circondano. Cerco qualcosa di consistente. Decido di studiare il linguaggio C, perche’ ha una storia di circa 30 anni, come me. Saremo consistenti assieme? Chissa’. Qualcuno lo paragona al greco, questione di classicismo, antichita’. Io sussumo righe di codice convinta di poterle applicare alla realta’. E’ ovvio, deve per forza funzionare. Nel greco antico la costruzione logica della frase si basa spesso sul ‘men’ … ‘de’, ovvero ‘da una parte’….’dall’altra’, il che non e’ proprio un se/allora, quanto piuttosto un discorso di possibilita’ concomitanti, diverse sfaccettature, prospettive e angolazioni. Contemporaneita’. La programmazione e’ processuale, tenta di prevedere ogni possibilita’, ma l’esecuzione comporta una scelta esclusiva. Ogni programma ha un inizio, un risultato, ed una fine. La continuita’ e’ un ciclo, dal quale e’ possibile uscire, con un semplice, ma chiaro:

break;

Per imparare e’ necessario mettersi in gioco, concedere a se’ stessi la possibilita’ di cambiare, compiere un viaggio esplorativo in un contesto anche statico.

Ogni nuova disciplina, o nozione, contiene all’interno un piccolo Graal, ambito e nascosto. Il Graal e’ quella porzione di conoscenza dal pattern universale, traducibile in infiniti contesti.

Si torna all’infinito. 

Il Chequepoint e’ finalmente, nuovamente, online. Tralascio le peripezie, gli incantesimi ed i sotterfugi. Gioisco. Mi inchino di fronte all’hacker dei telefoni che quest’oggi e’ venuto a trovarmi in tenuta da sommossa. Ripenso con volutta’ al quadro di comando, alle 45 possibilita’, ai due cavi del telefono che il principe della telefonia muoveva sotto i miei occhi colmi di ammirazione. Ho un debole per gli hackers, mi eccitano. Non posso farci nulla, e’ cosi’, e li riconosco ad occhi chiusi.

"Non dire nulla…

…my heart is almost exploding!"

"Chiamami quando vuoi…" 

Ci puoi contare caro, certe cose io non le dimentico. Imparo, condivido, e ripongo il mio maestro nel cuore, per sempre. Sempre??

Ahi, ahi… "Xname, be quite!"

Una illuminazione mi e’ giunta da un uomo-voce-umana, a fatica raggiunto dopo ore di pseudo colloquio con una voce registrata, dalla compagnia internet-provider-dell-olanda (eravamo-fichi-ma-abbiamo-fatto-i-soldi-ora-tu-paghi-e-suchi // chi capisce a chi mi riferisco vince un premio). Dico: "Ah grazie, quante belle cose mi date, ma quanto durano? Dico, ok, se l’abbonamento finisce, posso continuare ad utilizzare, chesso’, le mail, oppure…"

L’uomo diventa quasi robotico, come i suoi colleghi fatti di pitch.

"Tutto dura finche’ uno paga."

Mi scuso, umiliata dalla mia ingenuita’. La butto sul personale "Tendo a credere ci siano… mmm, tendo a credere esista l’eterno, almeno nel servizio mail…" Per non parlare di altre cosette altrettanto, o piu’, delicate… Cerco di fargli capire al volo che ho avuto qualche trauma da bambina, dunque ho in testa idee bizzarre, che girano spesso in loop.

Incasso, e porto a casa. Faccio un respiro profondo, mi sento, improvvisamente, osservata.  Sono, tra ‘parentesi’, al lavoro, in un laboratorio di arte e informatica (?!).

La lezione e’ semplice, e la ripasso pedalando verso casa: l’infinito esiste, c’e’, ma costa, costa molto, e lo paghi caro tutta la vita.

My Cybersex Experience

Some days ago, i visited a friend out of Amsterdam to work together on a project. The idea was to spend few days there asking him to accomplish the following mission: saving myself from myself. I thought it was a hard job. When i got there, i was fevering.

It is night. Someone invites us for a jazz concert. I can rattle on the chair, but no more. I tell him to go, i am fine, bla bla, i am happy to wait. He goes.

As soon as he is out, i see some of my cardinals monsters walking around the house, talking to me from the ceiling. I am still on the same chair, by now almost attached to it. I imagine he will find me exactly there, when back.

At a certain point i get distracted. My computer is looking at me. Don’t take me wrong, don’t think i am maniac, but i suddenly felt a bit excited, and the monsters started slowly to zoom out.

I jump on the machine, enter in Second Life…
Mi faccio un giro.

I am running around naked with socks and hat and gloves, how i like it. In Second Life you can fly and  teleport. I decide to fly.

I get to a place quite chic and yuppie, someone tells me avatars without clothes are not welcome there. I tell him a am a newbie, and i like to be naked, but also that i am quite excited, so i was wondering whether and how it is  possible to get some sex there, and how it works. He answers me i am in the wrong place, but there are hot zones in Second Life. I get dressed and look for a quite place to make a picture of myself. You normally see your avatar’s back, and the others are seeing your front.

It is a strange world i am in.

I play with its limits…

I finally get to a crowded place, a group of horny people is gathering. I try to talk to them. They do not seem disturbed. Everybody else i met, i proposed some cybersex, but no one accepted. Most of the people thought i was a man. Ahah, i can see that from the dirty things you say. Sob! I wish you could see me dude. Everybody is making business here. I wanted to have sex. Is this that strange? Some other people ask me if i wanted to have money for that. Noo, i just want to have fun with you. Is that so rare? I want you to enjoy me. Noway. People do not trust things for free.

Finally i am surrounded by a hot bounce of people. I start talking to them, and i manage to intrigue an avatar, the macho wearing a white shirt you can see on the picture below. We talk a bit, about various topics (it looks like we both need a certain emotional ingredient to get horny). He is interested in some sexual behavior, but, like me, he does not know how to do that. One thing is clear to him: if we have to do something, that has to happen in a more intimate environment. We walk away.  

I start immediately provoking him with any kind of crazy fantasy that comes to my mind, following the right pattern. He gets into the game and makes his part. The funny thing is that: it is a textual, imaginative sexual experience. The avatars, when we talk, which is a chat talk, are there standing and digitizing, while, when you are in the game, balloons with your words are appearing over your head. These balloons are not there when you make a still from inside the game. Every avatar around can see the words. I say that to specify we are actually at the climax of a fuck in the quite picture you can see here.

We enjoy this mental trip while various people around start looking and us. At a certain point a spanish boy comes around. I tell him not to disturb, we are having sex, but if he wants to help out…

At this point my partner, i do not say his name for privacy reasons, stops everything. I cannot do that, he says. If it was with two women, that would be another story, but with a man, i am sorry, i cannot.
Come on, let it go, we are in virtual life…

Nothing to do, his dogma is very strong. We continue alone. When we are both satisfied, i am about to teleport away, but i spend some time in a friendly conversation post-coitus with him. And here i understand it was not a game, it was not a second life. The man i just had lives in Belgium, speaks dutch, and, especially, he is a software programmer. 

I run away. Always the same stories. With all the people that are in this second world, look at what is happening to me! While teleporting, someone gifts me a dollar! Oh my God… This is the first time i earn some money with sex! Bizarre… i wonder whether i should call my mum… Mm, no, i will not tell her i got payed by someone for a sexual text performance, not now.

After a few minutes, he contacts me again, teleporting me to a very sexual area.  He found some plugins, to have sex in a more visual way. The game infact is evocative, the ambient is not realistic. That was what i like, the brain power instead of the projection.

I am not anymore in the mood, actually i am now concern about my karma and the coincidence of attracting the same type of person i do in real life.

I was actually willing to have anyone, so it must be their problem, if they get magnetized by me. But i am not sure.

Finally my friend comes back, while i am starting a new session of sex with my developer, just because it is a new story and i do not feel like saying NO. I try out a couple of sentences in dutch, to be funny. Here in these pictures you can see some plugins in action.

My attention is stolen by this material person entering the door, my computer, exhausted crashes, and i leave there my new lover fucking alone the ghost of my avatar.

The day after, in the morning, i find two messages from him in my mailbox. Here is an abstract from the second:

Hi Elanor, I guess this is a check to find out if I am real, guess what, I 
 am ;o) Hey I loved our conversation the other day, pity though that you left while we were in  full action, hope to see you again soon
 

and, the day after, the third:
Hi Elanor, I am just checking what this does, and if it possibly would work,
 so how are you?
 

Looking for an escape

When i first came to Amsterdam, i was planning to emigrate. Thanks to my internet magic skills, while writing my thesis, i managed to disappear, for a while, online. When everybody around me thought i was lost in space and time, my little personal life receipt was made, and one day, suddenly, the cake was ready. Happy to be almost done, i accepted a lover visit. Not any lover… my favorite at that time :) !!

"Hey, how is it going… You haven’t been around… What do you do tomorrow?" he said, entering my place.

"Ehm, tomorrow i am going to the University, to discuss my thesis, you know, i have finished!" WOW … "And… By the way, did i tell you i am moving to… ehm… Amsterdam?"

"What??" … "Well, i got a job… I did not mean to go there, i was looking for something around Europe, Berlin, Barcelona, some kind of place where i could feed my interests, and my pocket!…"

There were two fields i was testing, asking myself what was more important for me. On one side, i was searching for a job in the B-cinema, some kind of occupation in a small trash or porno or horror film-house. On the other side, i was intrigued by programming, video within the digital domain, and the more ‘official’ art world. Reality chose for me. I was selected by Montevideo, the ‘Netherlands Media-Art Institute’…"

"But how do you do, when will you go, how did you arrange all of that, where will you stay, do you know anyone and… DIAVOLA!"

"Darling, you know i spend a lot of time in front of the computer, right? They call it virtual life but it seems pretty real to me… Anyhow, i am swapping this flat, where we are about to get really hot right now, with another one in Amsterdam, for 7 months. I arranged everything online… " People think i often do not know what am i doing, because of my pleasure in improvising, but i actually do know what am i doing and why.

It was so difficult to say i was going, but it was. When you think of an open relation, you can think of everything, but what do you figure? I thought it was clear i was almost an hologram for him, i was going to disappear and offcourse it is love and i love you but… "…i have got to go i need to get out of Italy i don’t fell free here and i think they will stop me here before or later for any reason, or whatever. You know what? It is late, there is no doubt, no decision, it is just a straight direct will. Do not… what can i say?"

When i first came to Amsterdam, it was saturday morning, and i had to start working on the following monday. Within the first two hours, i knew i was going to stay for some years.

Many things happened since then.  

Amsterdam is underwater, it is a world apart. Someone once told me Holland is like a drum, because it is flat, and when you hit there the noise is strong and deep and you can hear it from far away. I reflect on the possibility of being heard and not seen, walking through an environment which is so low and all the rest is out of the water, that makes a lens. I swim around looking from above. 

Amsterdam Leiden from the train.

GOLA PROFONDA

Altro che gola profonda. A volte la vita ti si para davanti come un gigantesco imbuto, pieno di merda.
E non c’e’ verso. Tanto per cominciare la mia bocca e’ troppo piccola rispetto all’imbuto. E poi, ad ogni modo, il volume del mio corpo e’ decisamente minore a quello di tale mole di escrementi.

Da tre giorni non esco di casa, da una casa in prestito, tra l’altro. Aspetto.
Sole, pioggia, pioggia, sole, pioggia pioggia.
Per me e’ uguale.

Mi chiedo quale sia la posizione di colui che regge l’imbuto…
Sara’ completamente sporco di merda anche lui?
O almeno, qualche spruzzo gli ha macchiato il viso?
E le sue mani, non sono forse chiazzate da un’onta indelebile?
Penso al Macbeth, alla mia ira, a colui che porge l’ennesima offesa:  

    "…Come, you spirits
    That tend on mortal thoughts, unsex me here,
    And fill me from the crown to the toe top-full
    Of direst cruelty! make thick my blood
    …
    Nature seems dead, and wicked dreams abuse
    The curtain’d sleep;

    Will all great Neptune’s ocean wash this blood
    Clean from my hand?

    …

    My hands are of your colour; but I shame
    To wear a heart so white
.

    …

    blood will have blood:
    Stones have been known to move and trees to speak;
    Augurs and understood relations have
    By magot-pies and choughs and rooks brought forth
    The secret’st man of blood. What is the night?

    Here’s the smell of the blood still: all the
    perfumes of Arabia will not sweeten this little
    hand. Oh, oh, oh!

    …

    What, will these hands ne’er be clean?–No more"

Read blood as shit, e capisci bene di che vado cianciando.
Insomma, magra consolazione, quella di colui che s’acquieta augurando al proprio         carnefice una slogatura al polso. Eppure la rabbia e’ un sentimento che non porta da         nessuna parte. Non e’ dolce, creativa, come la tristezza. La rabbia e’ distruttiva, e la     prima vittima e’ chi ne e’ investito, non colui che la provoca.

C’e’ chi dice la vendetta sia un piatto da gustare a freddo. Io non sono vendicativa, o     almeno cerco di non esserlo,  perche’ in genere le arrabbiature mi passano in fretta, e     dunque non vale la pena di perdere tempo in dispute.
A freddo, poi, non ci penso neanche a banchettare con quel piatto prelibato che purtroppo   non mi va piu’.
Esclusa la vendetta, cosa rimane, se non l’indifferenza, o l’atarassia?

Ci provo.
Eppure sento il mio sangue pulsare, gli occhi mi si gonfiano, le mie mani tremano.
Le orecchie ronzano, la vista si annebbia, sto forse per svenire?

All’improvviso odo i canti delle mie antenate, voci di donne urlano lamenti giambi e         litanie.
Mi giro, non vedo nessuno.
E’ una comunicazione dall’interno, capisco.
Mi inginocchio e guardo il cielo, tocco la terra. Mi figuro e posiziono in quello spazio di     mezzo, lo spazio del salto e del volo, quello stato in cui avvengono i miracoli, e dove,     nella capoeira, lo spirito entra nel gioco e i corpi non sono niente altro che pianeti, e il     meccanismo tridimensionale gira, gira da solo, come un orologio umano.

Sono voci in greco antico, latino, italiano, quelle che ormai rimbombano e mi fanno bruciare il pensiero.

"Non posso sopportare questo peso, non tollero tale offesa…"

"Bambina…", sussurra una voce calda, familiare, dentro di me. "Fermati, non pensare piu’. L’immaginazione ti ferisce l’anima. Il dolore ti consuma."

"Non e’ immaginazione, e’ la verita’, e mi si mostra agli occhi in tutta la sua bassezza, e mi taglia come una lama"

"Verra’ un giorno…"

"Non ci credo!"

"Verra’ un tempo…"

"Nooooo"

"Diminuisci cio’ che e’ troppo, accresci cio’ che e’ poco"

"Ehy! Stai parlando di soldi e spese?"

ZOT!!

Oh… Ahi. L’ho fatto di nuovo.
Ogni volta che qualcuno scende dal cielo per aiutarmi, lo sterilizzo con la mia ironia abrasiva. E via, e’ gia’ tardi.

Diciamo che ho un rospo in gola.
Diciamo che non riesco ad ingoiarlo.
Cosa si fa in questi casi?
Un arto in putrefazione andrebbe tagliato…
La vita in genere aggiusta tutto da sola, non appena le si lascia fare.

Ma una domanda, molto semplice, continua a girarmi nel cervello:

"Perche’ tanto odio?"

VITA DA BAMBINA

Back in Amsterdam, after two long days offline!

A problem is arising: i have this post in mind since my last night in Milan. I have been thinking of it in italian. And now, like a toilette flush, italian is washed out of my brain (that jelly thing behind my eyes), and i feel like writing in english. I have a moment of doubt: what shall i do? I will refer to facts that happened in italian, and i would like someone, who does not speak english, to read this post. For a few seconds, i cannot decide. What kind of IBRIDO will this diary be? Is it a good idea to mix two languages in the same post? I stand up, flush the toilette again, trying to get inspired by it. I understand i will not decide. I sit down. I start writing. It is in english, my spaghetti english ;p 

Soltanto una persona ha letto questo diario davanti a me. Ahahaha. "Che ne pensi che ne pensi che ne pensi???" … "Eh, paura del sesso?" … "Hai detto sesso?" … "Si ma…"

Insomma, no, non sono insicura, sono in loop, come sempre poco prima di un viaggio, un ritorno. Torno a casa. La mia stanza mi aspetta gelida, non riscaldata. Gioisco tra me del buco nell’ozono (molto amato dagli squatters europei) e penso a cio’ che mi aspetta… E’ tutto molto bello, molto interessante, molto complicato. Come me. Un po’ troppo forse.
E allora aleggio nella tua stanza/casa seguendo il ritmo della musica che mi suona in testa. La tua playlist non mi piace. Il tuo tango, al momento, non ci sta. La notte avanza e noi continuiamo a trafficare, io bevo acqua e tu vino, parliamo di questo e quello, una installazione un video uno scritto, e qualche storia personale. Mi mostri il blog di tua figlia. Io mi metto il maglione.
"Perche’ ti copri?"
Ho freddo, e inoltre mi sento completamente nuda. Questo pensiero non diventa parola. Non voglio istigare: la nudita’ non e’ un concetto fisico, ma un processo spirituale. Mi sento sempre nuda la prima volta che mostro un lavoro a qualcuno. E tu hai visto un video inedito, qualcosa che non aveva ancora mai superato la barriera dei miei occhi. Mi hai detto:

"Questo e’ un lavoro bellissimo, e ti ho gia’ detto troppo".

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L’arte e’ incredibile, mi spoglia. E mi completa. Senza quella, sarei rovinata. Hai capito, hai capito tutto al volo: vedi le connessioni, le potenzialita’, gli sviluppi. 

La notte prosegue, le sostanze finiscono, e’ forse ora di andare. Sicura? Si :D 

Decidi di mostrarmi qualcosa, inizi a cercare tra pile di libri, dentro ad un armadio…

Aspetto fiduciosa, e… "Ce l’ho, ce l’ho" dico eccitata!

VITA DA BAMBINA

Phobe Gloeckner.

Che bello, non puoi capire quanto sia stato importante per me questo favoloso libro di Phoebe Gloeckner, pubblicato in Italia dalla TOPOLIN

Phobe Gloeckner.Phobe Gloeckner.

 Mi rilasso, vado via. 

Il giorno dopo rileggo l’intero fumetto, e nella notte, durante i miei deliri da insonne, le storie di Phobe sono ancora con me, mischiate alle mie, agli altri… 

xname and Phoebe Gloeckner.

Parto.

Infilo in borsa un altro pezzo di me, un oggetto da collezione. 
In questa vita di viaggi, separazioni, scoperte e mancanze, e’ ancora importante il feticismo, il conforto di cio’ che conosciamo, che ci ha formati… Il potere della memoria tangibile, le nostre estensioni materiali.

 

SenoritaTristeza

Io di lettere d’amore ne ho ricevute molte, e scritte poche. O almeno cosi’ mi sembra. Forse perche’ quelle che ho scritto io le conservano altri, forse perche’ tra quelle a me dedicate ce ne sono alcune che non ho neppure mai letto, ancora chiuse e sigillate, intatte in qualche scatola nella polverosa soffitta di casa dei miei. Che crudelta’, potra’ pensare qualcuno. Eppure, ragazzi, quando e’ troppo, e’ troppo. L’amore che genero, quello che ho vissuto, e’ sempre un po’ malato, caratterizzato dall’ossessione, da una o entrambe le parti.

In genere diffido. Forse sono uno di quegli esseri che non presuppone l’amore, ne’ se lo aspetta. Il rispetto si, quello lo esigo. L’amore invece mi sorprende sempre, mi trova impreparata, stupita, dubbiosa. Perche’ mai qualcuno dovrebbe amarmi? E’ uno stato dell’anima. Non siamo conigli, e non siamo tutti uguali. Dunque, quando qualcuno si dichiara a me, mi chiedo:
1_Perche?
2_Che cosa vorra’ da me?
3_Cosa sta dicendo in realta’?

due di picche

Vivendo all’estero tutto diviene ancora piu’ confuso, poiche’ in italiano conosciamo bene la differenza, necessaria e fondamentale, tra ‘amare’ e ‘volere bene’. Gli inglesi, che ai dettagli badano poco, usano sempre una sola, maledettissima, parola: love love love.

La notte di natale, ad Amsterdam, diversi uomini mi hanno urlato, ubriachi, "I love you"

"I LOVE YOU – I LOVE YOU"

Io, che avevo un occhio nero, le ginocchia sfasciate e un mal di testa da Gong! nel cervello, ero attratta soprattutto dal gulash, lo spezzatino, al quale mi avvicinavo di soppiatto ogni mezz’ora.

xname


Nel delirio collettivo, ho provato a ballare sul tavolo con un ragazzetto etereo, amabile e sfuggente. Mi abbraccia e mi dice "e’ il nostro momento, we dance on the table". Io mi lancio, chiedendo scusa alle mie ginocchia, sapendo che neppure stavolta gli avrei scoccato un singolo bacio. Balliamo. Cerco gli occhi. Niente. Allora mi avvicino, protesa verso un contatto fisico. Fratello, non sono in trance, se balliamo assieme, o mi guardi, o mi tocchi. Niente sesso, siamo inglesi. Allora mi abbraccia, e mi dice "non aggiungere complicazioni nella mia vita: tu per me sei come il ragazzo con cui abiti, quando esco con lui, balliamo cazzo contro cazzo (e mi mostra lo stile, mentre io mi trovo a simulare un paio di passetti da sparviero), ma poi niente, non si fa niente. Non facciamo sesso nel bagno. Sono perplessa, scendo dal tavolo, poi risalgo, gli dico "guarda che non ti avevo chiesto nulla". Comunque riconosco un fatto: il ‘dick’ io non ce l’ho. Amico, forse hai bevuto troppo. Fade out.

Alle dichiarazioni di quella notte, non ho creduto. Eppure, tornata a casa, quando, con immensa gioia, ho visto che qualcuno aveva riparato il ‘geiser’ dell’acqua calda, mi son detta: "forse e’ vero, hanno ragione loro, c’e’ ancora amore a questo mondo".

chequepoint, damrak 16.

Perche’ parlo d’amore? Non se ne e’ gia’ parlato abbastanza, in secoli di poesia e cavalleria?

Secondo me oggi non se ne parla abbastanza. O forse si parla d’amore, ma non mi ritrovo nel dibattito contemporaneo sul sesso. Tutta questa liberazione, per quanto necessaria, mi sembra stia portando verso il nulla, la vedo superficiale, vuota. Mi riferisco a tutto il business queer, all’underground trasgressivo, alle girlswholikeporno etc etc etc

Insomma, va bene, masturbiamoci, scopiamo, facciamo orgie. Ma non e’ cosi’ importante. Non venitemi a dire che queste sono le tematiche attuali che la forma della cultura, e la contro-cultura, producono. Ragazze, c’e’ molto altro da dire. Ma ok, ognuno fa quel che puo’. Mi piace l’estetica sadomaso, e forse anche l’etica non e’ sbagliata, nel senso che in genere tutto cio’ che accade, per quanto sia un gioco ibrido tra piacere e dolore, e’ consenziente.   

Tuttavia ritengo il sesso, si proprio il sesso, un’esperienza fortemente spirituale. E questa realta’, questa pratica che e’ un linguaggio, una comunicazione per spingersi oltre e comprendere altro, appare sempre piu’ ginnica, agonistica, priva di significati altri.

Forse parlo cosi’ perche’ ultimamente mi eccita soltanto il mio computer.

Forse parlo cosi’ perche’ in questo periodo non sento molte pulsioni.

Forse ho scopato abbastanza, e mi sono liberata. Oppure sono repressa, e non ce la posso fare.

Nel dubbio, sempre il giorno di natale, sono andata, con molta ironia, a fare shopping nel quartiere a luci rosse. Diciamo che in effetti ci abito dentro, diciamo che sono single, e che, abitando in una casa composta interamente da transgenders, sono stata sollecitata, tra un singhiozzo ed un compianto per il mio cuore per la prima volta infranto, a coltivare e sperimentare nuove incredibili volutta’.  

Dunque, approfittando delle mie sembianze alquanto smostrate, con l’occhio nero, una gota insanguinata e la parte destra del labbro malamente rigonfio, mi sono addentrata con un asimmetrico sorriso tra i denti nei vicoli del REDLIGHT. Mi guardo un po’ attorno, i sexi-shop, le vetrine, la clientela, i commessi. Mi conquista il concetto di BUTTPLUG, che tradotto in italiano sarebbe una spina nel culo. I plug my butt, i plug my computer, i plug. Fantastico, ma non e’ quello che voglio. Comunque identifico il mio negozio, l’ultimo sexy-shop della zona, proprio di fronte a casa mia. Entro. Ci sono solo uomini. Meta’ del negozio e’ composto da video cassette, nell’altra meta’ ci sono ‘attrezzi’ di vario genere. (Gli uomini sono tutti nella meta’ delle video-cassette…) Mi incuriosiscono le palline vaginali, non ho mai capito bene come funzionino, ma fanno parte, credo, dell’antica tradizione asiatica, e loro, a quanto si dice, ne sanno. Osservo i vibratori, con attenzione, uno per uno. Prezzo, dimensioni, colore, batterie in dotazione etc. Mi sembrano tutti piuttosto piccoli, a parte alcuni costosissimi che sono davvero giganti e sproporzionati. Ci penso un po’, e sono cosi’ assorta che non mi accorgo, sino a quel punto, di aver catalizzato l’attenzione dei presenti. Sorrido. Ridotta come sono, mi han presa per un’esperta. Infatti mi guardano con rispetto. Torno ai vibratori. Decido, strategicamente, di comprarne uno. Il ragionamento e’ il seguente: innanzi tutto non ho mai provato, a parte una volta da ragazzina, quando ne ho trovato uno in casa (?!), e ci ho giocato un po’ con il mio fidanzatino. Ma era un modello arcaico, nulla a che vedere con le forme anatomiche e scintillanti che ho davanti agli occhi. Stai a vedere che sto giro riesco a debellare la mia inappetenza sessuale, mi dico fiduciosa. E poi, se questi aggeggi mi paion piccini, posso sempre chiedere ad un amante di usarlo in combinazione con il suo, e 1 + 1 fa 2, che e’ un numero piu’ grande di uno. Convinta dalla matematica, prendo in mano i due vibratori piu’ belli e, dopo un minuto di concentrazione, scelgo il mio: il piu’ economico di tutti, di plastica rosa-fucsia-trasparente, ad una sola velocita’ (quella ottimale, reclamizza la scatola). Mi avvicino alla cassa con pallette e vibratore, sentondomi anche io, nell’onda del consumo, toccata dallo spirito del natale: improvvisamente piu’ buona, quasi ottimista. Il cassiere, affascinato, mi chiede in dutch: "Posso farti una domanda?" … "Bhe si", rispondo in dutch. "Di dove sei?" … "Ah, sono italiana" … La conversazione da qui continua in inglese: "Ehhh, dev’esser molto diverso laggiu’, che ne pensi?" dice, alludendo forse al mio occhio nero. Io sul momento capisco male, e credo si riferisca alla misura dei vibratori… come ha fatto a leggermi nel pensiero? Poi mi sveglio, e rispondo ammiccante, "eh si, e’ diverso, molto diverso…" Sto per pagare, mi ricordo che mi sento piu’ buona, afferro una frusta in esposizione sul bancone, mi colpisco la mano davanti a lui. "Prendo anche questa, pago con la carta".  

Abbandono il negozio, smetto di essere quel personaggio che ha raggiunto molteplici orgasmi, mentre qualcuno la piacchiava (in verita’ credo di esser caduta, ma non ricordo nulla). Torno a casa, e in cucina racconto ai presenti la mia avventura, mostrando loro solo la frusta, che suscita l’invidia e l’ammirazione di tutti. Ma tu guarda…

Insomma, tornando al romanticismo, alla spiritualiata’, ed alle lettere d’amore, ne ho ricevuta una, di recente, tanto bella,  tanto dolce, in spagnolo. Inizia cosi’:

parece que el tiempo i el espacio nos han jugado una broma pesada …  

Questa frase mi piace immensamente, mi fa pensare alle leggi della fisica, mi fa pensare ad un video in bianco e nero che ho fatto qualche anno fa in linguaggio Pascal.

abstract
 

Mi immagino lo Spazio ed il Tempo, due signori barbuti, seduti su una nuvola a giocare a scacchi. E, se guardi bene, la scacchiera e’ composta da tante piccole scacchiere, che contengono a loro volta tante piccole scacchiere, e in una di quelle, seduto su un riquadro, ci sei anche tu!

README

This is my secret diary.

I never had a proper ‘secret diary’.

This is my secret diary


I always liked writing, but every time i had something to express, before taking the shape of a personal story, it was transforming itself becoming narrative, absurd, poetry, fiction, fantasy, horror…
In any case, it was someone else’s story.
(Some of this material, i will upload eventually).

I have been writing since i learned how to. The few pages i wrote about myself, in a classical intimate style, rendering my desires and expectations, my delusions and loves, ended into fire. It was cathartic. I used to make that in a solemn and empiric ritual, dispersing the ash in the sound of the toilet, symbol of the sea.

I had many notebooks, ‘quaderni’, with drawings and projects, ideas, sentences, isolated words, potential signs. At the moment i have two that are always with me. One is real magic, a present from my sister, related to Ghana. Everything you write on it, it will happen. I use it mainly for technical means, terminal commands, programming mantra, performances or installations, and few visions.

This diary will follow my thoughts. It does not have to be interesting for the Observer. The Observer is nothing but a voyeur, the user is not necessary.

That is why this section will be a mix of italian, english, leccese, compromised slang, street tales, dutch taal, spanish intuicion or turkish or arabic.

So be patien if you don’t understand, if you have a question, if you do not like it.

The Net is big enough.